I voti alle tracce/1

La lettrice che non c'era

La lettrice che non c’era

C’è poco da fare: per chi si occupa di insegnamento della letteratura italiana alle scuole superiori italiane la prima prova dell’Esame di Stato è l’indicatore annuale più importante dello stato dei lavori, perché lì vanno a convergere, bene o male, tutti gli elementi decisivi: lo stato dell’arte della discussione critica sull’insegnamento dell’italiano, certo: il suo senso, il suo canone,  i suoi strumenti, il suo rapporto con le altre discipline, e con tutto quello che sta fuori; ma anche gli umori e gli orientamenti della politica, e poi la percezione e le aspettative dell’opinione pubblica (intesa nel senso più ampio del termine) intorno ai temi dell’educazione umanistica e del come la scuola li affronta.

Non solo: è probabile che, sulla concreta prassi didattica, almeno quella degli ultimi anni delle scuole superiori, incidano più le indicazioni che vengono dalla successione delle prove negli anni di quanto facciano le varie riforme o i tanti progetti di rinnovamento didattico che pure ci sono, sono importanti, e del cui lavoro mi pare di poter vedere qualche segnale anche nelle prove sottoposte stamattina agli studenti.

Vediamo allora come si sono regolati gli estensori delle tracce, con questa premessa: quest’anno le prove proposte sono, a mio avviso, mediamente molto ben fatte, e sottendono alcune scelte didattiche che sono portato a condividere (lo dirò nel dettaglio delle singole prove). Non mancano, certo, soprattutto nei dettagli, ma dettagli importanti per forma e sostanza, cadute, la prima – clamorosa – quella del quadro di Matisse col titolo sbagliato, e per di più tagliato così male da diventare del tutto insensato nel contesto. Cercherò di notare questi dettagli man mano che verranno alla luce; ma vediamo ora sulle singole tracce (qui i testi).

1. Analisi del testo. Da molto tempo si aspettava che uscisse Calvino, un prosatore lucido e accessibile, razionale e dalla forte tensione etica di stampo illuminista, molto frequentato nelle aule scolastiche (forse il più letto dei nostri classici contemporanei): il Miur ha approfittato del trentennale della morte per recuperare una pagina di impronta esistenziale del Sentiero dei nidi di ragno: con questa scelta il romanzo è stato sottratto alle suo collocazioni abituali (il neoralismo, la letteratura resistenziale) e restituito a quella che forse è la sua vena più originale (potremmo dire: l’elemento più calviniano nel romanzo meno calviniano di Calvino), ovvero la descrizione dell’adolescenza, e del crescere, nei suo aspetti più contraddittori, e lo scontro della leggerezza di un’umanità-bambina con la pesantezza della storia. Un brano bello e giusto, che certamente poteva essere sentito vicino anche da uno studente che non avesse letto il romanzo, o che non avesse studiato Calvino. La traccia di analisi, canonicamente tripartita (comprensione del testo, analisi, interpretazione complessiva e approfondimenti), è – come avviene ultimamente, come era avvenuto due anni fa nella felice quanto strampalata scelta di Magris – sintetica e molto aperta, senza richieste troppo specifiche. La comprensione è affidata ad un riassunto, esercizio che sta vivendo una stagione di nuova fortuna didattica; l’analisi chiede di far emergere dal testo il tema fondamentale, di analizzare alcune scelte formali, di ragionare criticamente sul finale: ci sta; l’ultima parte apre il campo ai famigerati collegamenti e alle riflessioni personali: anche questo ci sta, ma presuppone, a monte, un’abitudine alla selezione delle conoscenze, e anche dei propri pensieri, perché il rischio di partire per qualche tangente è dietro l’angolo. Nel complesso, una traccia felice nella scelta ed equilibrata nelle richieste: voto 8.

2. Saggio breve artistico-letterario. L’argomento indicato è “La letteratura come esperienza di vita”, che suona estremamente generico e per questo rischioso; io avrei detto meglio, visti anche i documenti proposti, “La lettura come esperienza di vita”: tutti i testi, infatti, ruotano piuttosto intorno alla lettura come elemento decisivo nella maturazione personale, nelle scelte di vita, nell’elaborazione e nella messa alla prova dei propri convincimenti etici, nella costruzione di un percorso di incontro con l’altro. Altra traccia buona, dunque, peccato per la sciatteria della confezione: a parte l’errore già citato sul quadro di Matisse, mi chiedo come potesse essere la bibliografia della tesi di laurea di uno che cita il celeberrimo brano del bacio di Paolo e Francesca (Inf., V, 127-136) così: Dante, Inferno V, vv. 127-136 (Garzanti Prima Edizione 1997, pag. 85). E poi, una parolina di biasimo va spesa anche per i tagli apportati ai testi (scritti e iconici), che spesso rendono quasi indecifrabile, o comunque sibillina, la lettera del testo, e il senso della loro proposta. Ad esempio, fossi un maturando, troverei un po’ oscura la prima parte della citazione, peraltro molto bella, di Ezio Raimondi. Complessivamente, però, un bel tema per chi abbia avuto modo, nei cinque anni, non solo di conoscere opere letterarie, ma di interrogarsi a fondo sul loro senso per noi lettori: voto, 7+.

3. Saggio breve socio-economico. I corsi di aggiornamento per insegnanti, i documenti ministeriali, i progetti di rete sono invasi, da qualche anno, dall’espressione “didattica per competenze”, una espressione-contenitore dove poi ciascuno di solito mette quello che più gli aggrada. Ma una cosa è certa: se vuoi essere à la page devi usare, a scuola, la parola competenza/competenze almeno tre volte al giorno. La traccia in questione, senza dirlo, usa dunque la parola competenza per proporre, di fatto, un saggio breve sulla scuola, forse sulla “buona scuola”; sicuramente sulla scuola che si confronta con il “quadro europeo delle competenze per l’apprendimento permanente”. Un saggio, insomma, che sembra più adatto per un concorso a cattedra, o a dirigente, che ad un maturando; un saggio così strano in questo contesto che sembra piuttosto un messaggio a nuora (gli studenti) perché suocera (l’insegnante) intenda. Però va detto che se di questo si tratta, non posso non apprezzare l’onestà intellettuale con cui si propongono due idee completamente diverse dei fini di una scuola/didattica delle competenze: da una parte l’economista Ignazio Visco che mette in evidenza le finalità pratiche-economiche dello sviluppo di una serie di competenze trasversali che la scuola dovrebbe dare (l’approccio che vince, purtroppo, nelle proposte di riforma attualmente in discussione); dall’altra la filosofa Nussbaum che enfatizza l’importanza cruciale di tutte quelle competenze non spendibili (né direttamente né indirettamente) per profitto. Il problema è che lo studente medio non sa certamente chi sia Martha Nussbaum, difficilmente sa che Visco è l’attuale Governatore della Banca d’Italia e cosa questo significhi, avrà anche difficoltà a contestualizzare il terzo e ultimo documento, una raccomandazione ufficiale del Parlamento Europeo. Questo mi porta a fare una riflessione generale sulla tipologia “saggio breve”: visto che quest’anno è stata fatta la saggia scelta di ridurre al minimo i testi proposti, non si potrebbe accompagnare questi testi con delle brevi didascalie orientative come si fa con l’analisi del testo e come si è fatto quest’anno con il tema storico? Perché, in altre parole, si danno indicazioni sul Sentiero dei nidi di ragno e si lascia del tutto decontestualizzato un documento ufficiale del Parlamento Europeo? perché si informa l’allievo su chi sia Malala o Dardano Fenucci, mentre lo lasciamo nell’ignoranza su Nussbaum, Todorov e Matvejevic? Voto: s.v.

(continua)

10 pensieri su “I voti alle tracce/1

      • In qualche modo anch’io ho dato una lettura simile, cercando di interpretare le intenzioni di chi, per conto del MIUR, ha strutturato le tracce; sostengo, infatti, che sia stata privilegiata la strada del romanzo di formazione da sottoporre ai nostri studenti più che la linea della Resistenza. Con ciò senza negare che Pin respiri quell’aria, sia su quella linea, etc… Sarebbe conferma alla mia “tesi” il quesito n.3.

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  1. penso anch’io che il romanzo sia stato scelto non per la tematica resistenziale quanto perché molto letto nelle scuole e adatto ad affrontare temi vicini al mondo adolescenziale. Ho letto poi le tue osservazioni sul tuo blog, ho trovato molto pertinenti quelle relative alla “forma” del testo. La questione dell’analisi degli aspetti formali di un testo letterario a scuola, nel clima post-strutturalista che viviamo, è una faccenda su cui converrà interrogarsi a fondo…

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