Commenti(smi)

Siccome l’argomento mi sta a cuore, e l’interlocutore gode della mia massima stima, voglio riportare qui (anche a mia futura memoria), questo scambio su Lorenzo Milani che ho avuto nei commenti a questo vecchio post con Paolo Mazzocchini.

#1 (Paolo)

Propongo il contrappeso di questa mia modesta riflessione.

#2 (Gab)

Caro Paolo, ti ringrazio per il contributo. Da quello che scrivi mi pare che venga fuori una cosa abbastanza chiara, o che almeno a me era già abbastanza chiara: il mastrocolismo (e la Mastrocola) e il donmilanismo (ma non Don Milani, che come implicitamente dici tu, va contestualizzato e non usato per slogan, e mi pare la Roghi che cito lo faccia) sono funzionali alla stessa battaglia per la riduzione della scuola a strumento di perpetuazione del sistema attualmente dominante (voglio dire: il donmilanismo come feticcio inventato dalla Mastrocola e dal Sole24Ore). E’ infatti abbastanza ovvio che di Don Milani non vadano ripresi né gli slogan, né le ricette pedagogiche, né i giudizi contingenti, ma lo spirito di fondo, quello che voleva che la scuola fosse strumento di democrazia emancipazione e cambiamento (se il tuo liceo dell’epoca lo era, son felice per te, non dappertutto credo fosse così, non dappertutto è oggi così). Poi don Milani a Barbiana pretendeva che si lavorasse duro, molto duro, non era certo un lassista. E poi, non sono tanto esperto da poterlo affermare con certezza, ma ho sempre pensato che vada presa sul serio la circostanza per cui la lettera non è firmata da lui ma dalla scuola: non sono sicuro che lui condivida tutto quello che è scritto lì dentro, ma sono sicuro che sia quello che è venuto fuori dal lavoro fatto insieme ai ragazzi. E che i ragazzi ce l’avessero con la lingua di Parini e Foscolo ci sta; però credo anche che il loro priore sarebbe stato disposto a ripartire da lì per provare a capire come ridare senso anche a Parini e Foscolo… Non so, sono appunti presi un po’ di fretta mentre faccio i conti con la burocrazia di fine anno, ma riparliamone…

#3 Paolo

Caro Gabriele, sono sicuramente d’accordo nel riconoscere che Don Milani, se potesse intervenire oggi, aggiornerebbe parecchio il suo pensiero sulla scuola e sulla pedagogia, starebbe più dalla parte dei prof (oltre che dei loro alunni) che da quella del ministero e delle sue riforme, ma sta di fatto che le persone passano, ma quello che scrivono resta e può contribuire al dibattito di oggi soprattutto attraverso la voce degli interpreti. È chiaro e ovvio che da parte di questi ultimi ci debba essere lo sforzo di storicizzare e non tradire quel pensiero, ma è anche vero che quanto più un pensiero è autenticamente profetico tanto meglio -credo- si sottrae nel tempo a facili tradimenti e strumentalizzazioni. Don Milani, bisogna riconoscerlo, ha parlato soprattutto per i suoi tempi. Grazie per questo piccolo scambio di opinioni.

#Conclusioni provvisorie (Gab)

Resto con un dubbio: il fatto che sia possibile, anzi agevole, tradirne e strumentalizzarne il pensiero dimostra che don Milani non sia autenticamente profetico? Non ho risposte, non so nemmeno se mi piacerebbe che lo fosse, profetico. Di certo il povero Lorenzo Milani è diventato una bandiera da issare o da strappare, e questo non va. Di certo il povero Lorenzo Milani era pieno di contraddizioni, e questo non aiuta. Chissà, forse gli voglio più bene di quel che dovrei, per motivi squisitamente personali (aver incontrato La lettera quando avevo bisogno di incontrarla). Di certo oggi se ne parla troppo, e forse è giusto lasciarlo riposare un po’ nel suo cimitero di montagna. E casomai rileggerlo in silenzio. Per un po’.

don-milani

2 pensieri su “Commenti(smi)

  1. Milani va storicizzato e va evitato ogni profetismo.Il suo è un tentativo lodevole di istruzione e di emancipazione di un gruppo di ragazzi svantaggiati socialmente e culturalmente, ma nel contempo inadeguato e per certi versi facilistico e velleitario. Pone un problema storico: l’ apertura della scuola ai figli delle classi sociali povere e svantaggiate sul piano culturale e linguistico. Mi pare che tale problema sia stato superato con le riforme degli anni sessanta e successive almeno in parte. Ma cosa si è realizzato in concreto è sotto i nostri occhi

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  2. Per non essere frainteso ed essere confuso con la Mastrocola e le sue posizioni sostanzialmente reazionarie (parla col suo cane), ritengo che la scuola e l’università siano lo specchio dei tempi e quindi della società che le esprime. Dopo l’apertura, il disimpegno delle classi dominanti e dello Stato nella scuola e nella cultura in generale è stato la norma che a portato ad una scuola con scarsi mezzi e strutture, burocratica ed ora anche verticistica, indotta al facilismo per mantenere un certo numero di clienti e spesso area di parcheggio . Tanto “sarà la vita poi a selezionare”, non certo i più capaci, ma i più “fortunati”,che escono dalle scuole di “eccellenza” e spesso private. E così l’ascensore sociale è fermo.

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