Ci ho fatto un post su Facebook, e quindi molti dei miei contatti virtuali hanno già visto la notizia. Però su Facebook le cose svaniscono, e se ricompaiono dopo anni a deciderlo è l’algoritmo. Qui, invece, le cose restano, a futura memoria.
Questa, per esempio, deve restare: chi ha scritto il contratto del futuro governo italiano, che in queste ore viene votato nella piattaforma Rousseau e a breve lo sarà nei gazebo leghisti, fa fatica a distinguere il significato di due parole piuttosto comuni: “attitudine” e “attinenza”.
La cosa avviene nella parte del contratto dedicata alla scuola. A pensarci bene, non fa una piega: se l’ignoranza del lessico e della sintassi italiane non interferisce con la possibilità di sedere ai tavoli dove si decide il futuro di un paese di 60 milioni di abitanti, perché investire soldi sulla scuola? perché, in particolare, investire soldi sull’insegnamento dell’italiano? Sarebbero soldi buttati. E infatti, non si buttano.
Ecco il passo incriminato: