Di seguito qualche riflessione a caldo sulla circolare ministeriale uscita oggi che dà le linee guida per il nuovo Esame di Stato, e sul documento relativo alla prima prova scritta elaborato dalla commissione presieduta da Luca Serianni.
Era da tempo che si aspettavano indicazioni su come sarebbe stato il nuovo esame. Sopratutto lo aspettava la mia quinta, che chiedeva a me di che morte sarebbe dovuta morire e io non sapevo bene cosa rispondere. Fino ad oggi.
Oggi il Ministero risponde, con una circolare peraltro piuttosto chiara, in cui i burocrati del MIUR si prendono degli impegni precisi, fanno addirittura un cronoprogramma, che spero venga rispettato.
Prima di fare alcune osservazioni sulla prima prova (che non dovremmo più chiamare prova di italiano, ma prova di scrittura – ci torno) tre considerazioni generali:
- E’ una buona, buonissima notizia che si sia depotenziata, fino praticamente ad eliminarla, la presenza e l’importanza dell’Alternanza Scuola Lavoro all’Esame. Almeno nei Licei, incentrare il colloquio sull’esperienza di ASL era semplicemente assurdo.
- Altra buona notizia è la revisione del peso del credito; più peso al percorso svolto durante il triennio, un po’ meno alle prove. Bene. A margine, e solo per addetti ai lavori: buonissima notizia che siano stati rivisti i requisiti minimi per poter accedere al “bonus” di cinque punti: così è equilibrato, mentre prima era praticamente assurdo: l’asticella era ridicolamente bassa per il credito scolastico, assurdamente alta per i voti nelle prove d’esame.
- Anche l’eliminazione del terzo scritto mi pare una buona cosa: poche prove, concentrate sui fondamentali, sono sufficienti. E c’è la speranza che gli studenti prendano più sul serio le prove, ma anche i fondamentali.
Veniamo ora alla prima prova d’esame. Anche qui, avendo fretta, vado per punti:
- Mi pare che il documento di Serianni&C. prenda atto meglio che in passato del fatto che la scrittura è qualcosa di strettamente, intimamente legato al ragionamento, alla capacità critica, alla espressione delle proprie idee. Una competenza trasversale quant’altre mai. Credo che convincersi di questo farebbe bene a tutti, compresi gli insegnanti di lettere, che non dovrebbero pretendere il monopolio sulla lingua e sulla scrittura (un po’ perché da soli non ce le possiamo fare, e finisce che che ci stressiamo; un po’ perché dobbiamo poter dare lo spazio necessario allo specifico letterario della disciplina. Di queste cose parlo, fra altri ragionamenti, qui).
- Il documento mette al centro della proposta (che è sì finalizzata all’Esame, ma che in realtà è una proposta didattica a tutto campo) due elementi: la capacità argomentativa e la comprensione del testo. Sono due emergenze della didattica dell’italiano e della società/comunicazione contemporanea, lo sappiamo. Sulla utilità di incentrare su questo la prova di esame farei dei distinguo: certamente è importante che uno studente in uscita dalla secondaria sappia dimostrare di capire un testo e di saper sviluppare un ragionamento; altrettanto certamente c’è da stare attenti sia a come lo verifico, sia a come lo preparo. In entrambi i casi il rischio di ridurre il tutto a schemi e griglie, ad una forma che non tocca davvero la complessità dei problemi in campo, c’è tutto. Soprattutto con questi tempi brevi, soprattutto di questi tempi. Insomma: come nel caso del saggio breve, se le intenzioni sono (erano) ottime, la realizzazione è stata (potrebbe essere) molto problematica.
- Già, il saggio breve va in pensione. Abbiamo passato anni a capire cosa diavolo fosse, forse alla fine abbiamo deciso che era una cosa diversa da quella che avevano pensato gli ideatori. Resteremo, credo, col dubbio. Io non ne sentirò la mancanza, ma proprio per niente: era una prova difficile da impostare, impossibile da fare bene. Ora ci sono sette prove, e tutte si somigliano un po’: in sostanza si dà un testo abbastanza lungo e si chiede prima di dimostrare di averlo capito, poi di commentarlo. Parzialmente diverse sono le ultime due tracce, quelle di attualità, ma anche lì può essere offerto un testo da cui partire. Era, questa, una tendenza che già si poteva vedere negli anni scorsi, a leggere con occhio critico le tracce degli ultimi esami (io ho provato a farlo qualche volta, ad esempio qui e qui); probabilmente la commissione Serianni ha recepito un’esigenza che era già chiara agli estensori delle prove degli ultimi anni. Mi pare una strada giusta, sensata: anche il fatto che la struttura delle tracce non sia troppo diversificata (o che la diversificazione delle richieste sia interna ad ogni singola traccia) mi pare aiuti e razionalizzi il lavoro di preparazione degli insegnanti e dei ragazzi.
- Infine, il posto della letteratura. Fra gli addetti ai lavori negli ultimi anni si era temuto che la letteratura scomparisse dalla prima prova dell’Esame di Stato. Probabilmente il rischio c’è stato, serio. Per fortuna non è andata così. E’ scomparso il saggio breve di ambito artistico letterario (che negli ultimi anni era diventato davvero un ricettacolo di luoghi comuni già nella scelta di temi e testi, e che non poteva che moltiplicare le ovvietà e i luoghi comuni negli elaborati dei maturandi), ma ci saranno due diverse proposte di analisi di testi artistico-letterari. Mi pare giusto per due motivi: il primo è che l’analisi del testo è la tipologia più adatta per mettere alla prova quanto si è imparato in un corso di letteratura, e di farlo confrontandosi con l’oggetto letterario reale, il testo appunto (e chissà, questo darà ulteriore impulso ad una didattica della letteratura che metta davvero e sempre al centro il testo e la sua interpretazione?). L’altro è che avere a disposizone due tracce potrebbe permettere alla commissione di diversificare e osare un po’ di più: una traccia potrebbe essere dedicata ad un testo più canonico, legato agli autori e all’epoca tradizionalmente più studiata nel programma di quinto (dall’Unità alla Seconda Guerra Mondiale); un’altra potrebbe essere più sperimentale, magari legata ad un autore più recente, non canonico, che possa offrire agli studenti la possibilità di confrontarsi liberamente con una voce dalla contemporaneità. Possibile obiezione: una traccia del genere non la sceglierà nessuno! Contro-obiezione: a parte che dipende da noi insegnanti, e da quanto coraggio sappiamo trasmettere ai nostri studenti, ma in ogni caso tracce del genere, tracce coraggiose, potranno dare forza ad una didattica della letteratura che già nelle scuole c’è, ma che non trova ancora la forza per scardinare incrostazioni e resistenze.