Organizzare e condurre a termine un laboratorio di lettura che coinvolge trecento studenti, di due città e molte scuole diverse, con cui ci si incontra per un anno per discutere di e intorno a un libro, per vedere quali domande suscita, e infine condividere queste domande con l’autore, costa una gran fatica, e richiede il contributo di tantissime persone. Che però valga la pena di farlo lo dicono molte cose; e fra le tante scelgo il sorriso e l’emozione colte in questa foto.
Archivi tag per istituto storico macerata
Le scuole resistono
Paolo Coppari ha coordinato un grande lavoro di ricognizione sulla situazione reale delle scuole della provincia di Macerata post-sisma. Un quadro che dice molte cose sull’enormità di quel che è successo e sulla forza altrettanto grande di una comunità che con difficoltà, umiltà e costanza ha restituito un po’ di normalità alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi della nostra terra.
Tra le tende dopo il terremoto
i bambini giocano a palla avvelenata,
al mondo, ai quattro cantoni,
a guardie e ladri, la vita rimbalza
elastica, non vuole
altro che vivere.
(Gianni Rodari)
Da dove ricominciare
Questi sono i giorni in cui, nella fascia di territorio dove mi trovo io – non tanto vicina all’epicentro del sisma da esserne stata devastata, non abbastanza lontana da non esserne stata coinvolta – si prova a tornare ad una qualche forma di normalità, della quale tutti hanno bisogno, anche a costo di costruirsene una un po’ farlocca.
Riaprire le scuole, in questo senso, è un passaggio importante, anche se siamo tutti un po’ tesi. Una mia collega di rara sensibilità, Laura, scriveva poco fa su facebook:
Così oggi a Macerata abbiamo ripreso. Tra i banchi si distinguevano le facce di chi, come me, ha avuto solo paura, da quelle degli alunni di paesi come Sarnano,Tolentino, San Severino, in cui si leggeva un reale dolore, la mancanza dell’orizzonte conosciuto. Qualcuno non c’era, perché ospite di parenti lontani, in attesa di una sistemazione migliore. Spesso ci si è trovati a sobbalzare al minimo rumore. Ma c’era anche, mi è sembrato, la contentezza di ricominciare, una richiesta di fissare in anticipo le verifiche con un clima diverso dall’ansia consueta. Perché, si è capito meglio, la tragedia non è la verifica. E perché, mi pare, si era felici di ritrovarsi, perché nessuno aveva qualcuno da piangere, perché insieme le cose sembrano più semplici.
Spero che al più presto riaprano tutte le scuole, spero che il guardarci negli occhi possa essere d’aiuto a chi è più provato, spero che questa amata terra, di cui comunque anche adesso non si parla troppo, torni all’anonimato delle sue dolci colline, alle chiacchiere di paese, al lavoro.
E così, nelle scuole e negli altri luoghi di cultura, nell’attesa che si possano ricostruire i muri, si prova a cominciare anche a progettare una ricostruzione simbolica. Questo, ad esempio, è il messaggio che compare oggi sul sito dell’Istituto Storico di Macerata:
L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Macerata vuole offrire il suo contributo per la rinascita delle comunità appenniniche colpite dal sisma: lavorare insieme perché non perdano l’identità e la propria storia; perché insieme alle case, alle strade, ai ponti si ricostruiscano altre infrastrutture, quelle civiche, come la fiducia e il senso di appartenenza: “sono cose –come afferma lo scrittore giapponese Haruki Murakami- che non possiedono una forma fisica. Una volta distrutte è difficile ripararle, perché non possiamo farlo con macchine, lavoro e materiali”.
Già da settembre avevamo cominciato a dare concretezza a questo progetto (che può essere letto cliccando qui), organizzando incontri e individuando percorsi che avrebbero dovuto coinvolgere proprio i territori poi coinvolti nei violentissimi terremoti del 26 e 30 ottobre.
Gli eventi drammatici hanno momentaneamente interrotto, ma non spezzato, il nostro progetto, e – dopo questa fase di emergenza – faremo di tutto per riprendere il nostro discorso per entrare nella “bellezza lenta” di quelle zone, nella loro storia passata e in quella da ricostruire.
(Per inciso: cliccateci su quel link al discorso di Murakami, perché è proprio bello)
Oppure qui si può ascoltare Maila Pentucci che parla di territori, memoria, paesaggio nella puntata di ieri di Fahrenheit, trasmissione che in questi giorni sta meritoriamente dedicando gran parte delle energie ai paesi del terremoto.
Però in tutto questo chi, come me, si occupa di mestiere di parole, cultura, immaginario, è ancora molto tentato dal silenzio, di fronte alle urgenti e concretissime necessità quotidiane di chi ha perso tutto. Pensare alla quotidianità di queste persone stringe il cuore, e forse le uniche parole che contano, ora, solo le loro.
Oggi, per esempio, mia zia mi raccontava di aver incontrato qualche giorno fa una anziana signora a Porto Potenza, che ha cominciato a parlarle, raccontandole di essere una terremotata, ospitata in un albergo vicino al mare. Mi diceva mia zia che la signora era spaesata, perché nel suo paesino non c’erano mica tutte quelle macchine, e quelle strade così grandi. E che non sapeva dove andarsi a comprare delle mutande, ma poi aveva trovato un negozietto dei cinesi. E le aveva detto anche che aveva un gran bisogno di qualcuno con cui parlare. Mia zia, allora, le ha dato il suo numero di cellulare. Ma la signora non l’ha chiamata. Poi, però, mia zia l’ha incontrata di nuovo qualche giorno dopo, per strada, e le ha detto: “Come mai non mi ha più chiamato, signora?”. “Eh, il fatto è che io il cellulare lo uso solo per rispondere, non sono tanto abituata a chiamare col cellulare”. Ecco: mi viene da pensare che molte persone avranno bisogno di essere ascoltate, nei prossimi mesi, ma quelle che ne avranno bisogno più degli altri forse nemmeno ci cercheranno, e starà a noi trovarle, e ascoltarle. Anche questo sarà un modo per ricostruire, per ricominciare.
(la foto è di Paolo Coppari)
Cronache terrestri
Domani comincia il terzo anno di un progetto letterario e teatrale promosso dall’Istituto Storico di Macerata che ho la fortuna di coordinare insieme ad Antonio Mingarelli, di cui sono protagonisti le ragazze e i ragazzi del liceo “Galilei Galilei” di Macerata. L’abbiamo chiamato Cronache terrestri, perché vorremmo che letteratura e teatro non siano qualcosa di astratto, lontano dall’esperienza, ma un modo concreto di tenere lo sguardo aperto e consapevole sulle cose della vita e del mondo.
Quest’anno, dopo Fenoglio e Tasso, il nostro corpo a corpo sarà con il capolavoro di Giovanni Verga, e sarà una sfida, come sempre, bella perché apparentemente difficilissima, quasi impossibile. Ma anche questa volta l’energia e il talento dei ragazzi ci stupirà senz’altro.
Per trovare la carica giusta per iniziare, sono andato a recuperare i materiali degli scorsi anni; per chi volesse, due assaggi qui di seguito.
Storia & storie
Storia & storie nelle Marche è una rivista annuale arrivata al suo terzo numero, uscito qualche mese fa, che raccoglie fra tante cose interessanti (qui l’indice) una mia piccola nota su una bella mostra fotografica che c’è stata lo scorso anno a Macerata, dove parlo di un antenato del dottor Stranamore, dei rischi e delle opportunità delle celebrazioni storiche, e all’importanza di “ricordare ancora una volta quanto la normalità e le grandi torsioni della storia possano essere fra loro inaspettatamente vicine”.
Milioni di domande
Diversi mesi fa abbiamo iniziato (io, l’Istituto Storico di Macerata, il festival Macerata Racconta, diverse amiche insegnanti, molti ragazzi e ragazze delle scuole di Macerata e Recanati) un percorso in compagnia de L’ultimo arrivato, il romanzo di Marco Balzano che lo scorso anno ha vinto il Premio Campiello (un romanzo molto bello, che consiglio caldamente).
Insomma, abbiamo letto il libro, ci siamo interrogati sulle vicende di migrazione e marginalità che racconta, abbiamo approfondito (partendo da qui) la storia e il presente delle migrazioni, abbiamo scoperto altri libri molto belli, come lo straordinario Milano, Corea, insomma ci siamo affezionati a Ninetto Pelleossa, il protagonista del libro, e alla voce che gli ha dato Marco Balzano.
Finalmente, domani e dopodomani, a Macerata e a Recanati, Marco ci viene a trovare (i dettagli sul sito di Macerata Racconta e su quello dell’Istituto Storico), viene a trovare i circa duecento ragazzi che hanno letto il libro, i quali hanno preparato… milioni di domande. Le guardo stampate qui davanti a me, e sono un po’ preoccupato: probabilmente l’autore non avrà tempo di rispondere a tutte. Ma alla fine ma non fa niente: quando un libro ha suscitato delle domande, molte domande, ha già fatto un bel pezzo del suo lavoro.
Gli incontri sono aperti al pubblico: vi aspetto!