Nomination

Queste primarie del centrosinistra stanno portando, secondo me, molte novità positive, e una certa chiarezza.

Io, per esempio, ho fatto fra me e me chiarezza su Matteo Renzi. Nel senso che per me è chiaro che ha individuato un problema, ma non è la soluzione giusta. Fra l’altro credo anche che, contro la sua stessa volontà, la sua battaglia risulterà alla fine molto utile al Partito Democratico, per una evidente eterogenesi dei fini. E’ questione lunga che non posso affrontare stasera, ma ci tornerò.

La mia perplessità su Matteo Renzi, lo confesso, era all’inizio prepolitica, quasi istintiva: la vogliamo chiamare antipatia a pelle? la vogliamo collegare con qualche mia esperienza non troppo felice con certa “fiorentinità” sinistrorsa e snob? Fate come vi pare: lo confesso, all’inizio era così: non lo potevo sopportare. Come persona, proprio. Per la faccia.

Poi ha lanciato la campagna  per le primarie, e ho visto come si è mosso: a quel punto, per fortuna, la generica (e irrilevante) perplessità prepolitica è stata del tutto oscurata da una precisa (e decisiva) perplessità politica. Riguarda i programmi, ovviamente; il suo intendere la sinistra, ancor più ovviamente; la sua passione per il labu-liberismo, naturalmente; la sua timidezza sui diritti, ecc. ecc.

Ma queste sono cose complicate, che non posso affrontare nel dettaglio stasera e che devo comunque approfondire io per primo. Però certamente c’è una una cosa precisa che non mi piace, e sulla quale ho maturato una convinzione solida: il personalismo. Un personalismo in chiave centrosinistra, ma non per questo meno pernicioso. Un personalismo che, ad esempio, non mi pare riconosca la necessità dell’esistenza e del funzionamento di un partito con le sue strutture democratiche e la sua storia nel tessuto di un Paese (una storia e una struttura che il Partito Democratico ha, e che non mi piacerebbe venissero buttate via). Un personalismo che, mi pare, non è molto rispettoso nemmeno verso le istituzioni.

Siccome l’ho fatta già molto più lunga di quanto volevo, faccio solo un esempio. Renzi, in pratica, è uno che alla domanda (di Repubblica, stamattina) “D’Alema e Veltroni potranno essere ministri?”, risponde serenamente così: “Per me è anche un addio al governo. Non so per Bersani. Se vinco io, è chiaro che non li nominerò“. Dico io: grazie al cavolo! E’ chiaro che non li nominerà lui, semplicemente per il fatto che i ministri li nomina – finché regge quel vecchio pezzo di carta che si chiama Costituzione della Repubblica Italiana – il Presidente della Repubblica. A me pare che uno che si vuole candidare a guidare un paese come l’Italia a queste cose dovrebbe stare attento. Ma forse sono solo un vecchio pedante da rottamare.

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