Dopo uno stop di 24 ore (qui), vedo che:
1) si è scatenata l’artiglieria pesante, e faccio notare in particolare questo passaggio:
Il sistema politico di una nazione che ha fondato l’Unione Europea, dotata ancora di un minimo di orgoglio – ed è questo il punto vero -, mette gli interessi generali davanti a tutto, prima dei destini personali di un leader, di una segreteria, del futuro di un partito, dell’identità e della purezza di una tradizione politica. Primum vivere .
Mi verrebbero da fare ironie su quasi ogni parola ma mi trattengo perché al ciuffo di FDB sono un po’ affezionato. E già che sia su posizioni simili a quelle di Brunetta è segno che sta passando un brutto momento, e non voglio infierire.
2) Scalfari non trova di meglio da fare che tirare una ramanzina agli elettori che hanno tradito il PD per Grillo: brutti, cattivi, così non si fa, bu! bu!
Circa un terzo dei voti di Grillo proviene da quei tre milioni e mezzo persi dal centrosinistra. Perché l’hanno fatto? Molti di loro hanno scritto al nostro giornale spiegando i loro comportamenti così: volevano dare una scossa al Pd, volevano che il suo spirito cambiasse, che il partito si rinnovasse da cima a fondo, ascoltasse la società, la rabbia dei giovani, la sfiducia e l’indifferenza dei lavoratori. In parte questo effetto l’hanno provocato, ma facendo pagare al Paese una situazione di ingovernabilità quale mai c’era stata dal 1947 in poi.
C’erano altri modi per provocare quella desiderata e desiderabile trasformazione? Uno sicuramente: potevano chiedere la convocazione immediata del congresso del partito e delle primarie che ne rappresentano il punto centrale; potevano – usando il web – autoconvocarsi e deliberare. Certo, ci volevano impegno e fatica. Invece hanno scelto la scorciatoia del voto a Grillo. E adesso che faranno? Come voteranno tra pochi mesi, perché così andrà inevitabilmente a finire? Se resta il “porcellum” Grillo probabilmente avrà la maggioranza assoluta oppure l’avrà Berlusconi con la conseguenza della perdita d’ogni credibilità del nostro Paese rispetto all’Europa.
Quando si vota con la pancia e si imboccano le scorciatoie accade quasi sempre il peggio e noi siamo nel peggio, più vicini allo sfascio che ad una palingenesi creativa.
3) I grillini si ritrovano, e parleranno di strategie facendosi dare la linea da Casaleggio, perché lui – dicono – sulla comunicazione ha costruito un impero e saprà dirci come si deve comunicare. Però la fanno a porte chiuse: strano modo di concepire il rapporto diretto con l’elettorato. Giusta, su questo la provocazione di Gad Lerner:
La malainformazione scrive che i neoeletti M5S s’incontreranno in un vertice blindato, segreto. Falso! Ci sarà la diretta streaming, vero?
Lì in mezzo probabilmente c’è di tutto, ma comunque non mi aspetto di trovare tanta gente disposta a usare perennemente i toni farneticanti del blog. Mi immagino, fra questi giovani uomini e giovani donne preparati e laureati, di trovare per lo più gente affezionata alla Costituzione, per esempio. Cominciamo a prendere nota di qualcuno, come Paola Taverna che dice parole sagge:
Tutti mi chiedono che fate. A me la chiusura non piace: da una parte siamo un modello di apertura e poi chiudiamo a tutti – dice ai colleghi – non perdiamo le persone che ci hanno portato qui. È la gente che deve fare politica e noi dobbiamo essere dei portavoce, oppure moriamo in tre mesi.
4) Il PD è nella melma, ovvio. Molto, moltissimo per sua colpa. E soprattutto adesso ha grossi problemi di credibilità quando propone programmi di drastico cambiamento mai sostenuti con convinzione, e simili a quelli di un movimento politico per il quale ha sempre nutrito un’ostentata e ostile indifferenza e che ora dovrebbe avere la bontà di aiutarlo a fare un governo. Discorso a parte vale per chi, nel PD, ha sempre predicato la necessità di un dialogo con il M5S e sui temi del cambiamento non ha mai avuto tentennamenti programmatici. Ecco: dare spazio e responsabilità a gente così forse restituirebbe un po’ di credibilità ad un partito che sennò fa la fine ipotizzata (auspicata?) da De Bortoli al punto numero uno.
5) Forse la soluzione è una sola. (Grazie Giallo!).
Postilla. Vedendolo stasera a “Che tempo che fa”, ho pensato che Bersani è stato un buon ministro, e sarebbe stato anche un buon presidente del consiglio: è umile, preciso, onesto, capace. Sembrava il candidato giusto quando le cose apparivano semplici, per il PD. Però, ora che il gioco si è fatto veramente duro, sembra venir fuori un limite politico: in situazioni come queste servono altre armi che non il bonario buon senso e la concretezza rassicurante. Servono la grinta e l’azzardo, per esempio. E la grinta di Bersani sembra quella proverbiale dell’agnello travestito da lupo. Sa un po’ di discesa dal carro del perdente, e un po’ me ne vergogno. Ma l’impressione che ho stasera, onestamente, è questa.
la posizione di Scalfari è più o meno quella di Leonardo, no?
(che poi, dieci anni fa credo sarebbe stata anche la mia, più o meno; ora, sono diviso: da un lato mi sembra puerile ed errato, proprio come impostazione, dare la colpa agli elettori; dall’altro però mi chiedo se non ci sia, perlomeno *anche*, questa componente, di voto dato insomma a cazzo, senza riflettere sulle conseguenze, senza conoscere chi si sta davvero votando – e allora vogliamo dire che un voto dato così sia insindacabile?
mah. mi pare che col passare degli anni, aumentino i dubbî…
(OT: io con chrome non vedo pubblicità, qui da te. Ora butto un occhio a quell’altro 😉 )
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Io resto un po’ all’antica, e penso che i partiti debbano saper anche “educare” (uso un termine un po’ inappropriato, ma penso che ci capiamo) l’elettorato, tirarlo un po’ su insomma, con esempi, con fatti e con parole; se poi gli elettori votano a cazzo ignorando le conseguenze credo sia piuttosto colpa dei partiti che non hanno saputo spiegare quelle conseguenze, non hanno usato le strategie giuste ecc. Naturalmente le strategie e le forme di azione politica dipendono dal contesto, che cambia sempre e che bisogna saper leggere. In questo senso, male ha fatto il PD a non trovare il modo di convincere gli italiani in un momento in cui sembrava abbastanza ovvio che il PD avesse tutte o quasi le ragioni dalla sua parte. Ma bene ha fatto Bersani a prendere atto del voto e a fare delle proposte coerenti con quel voto. Non mi pare che abbia invece preso atto (nel senso buono) del suo successo elettorale Grillo, che si comporta come uno che ha il 2,5%, non come uno che ha il 25%…
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la risposta mi sembra facile e terribile: forse al di là delle aspettative anche sue, grillo sta mettendo in pratica il programma apocalittico che, a quanto si dice, aveva chiaramente esposto: mandare tutto alla malora e trionfare sulle macerie, ricominciando da capo. o almeno sembra, due giorni sì e uno quasi, tenere quella direzione.
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(l’ultimo mio appunto è un po’ una risposta a questa osservazione – aggiungo che è forse per questo che Grillo se la sta prendendo tanto, in questi giorni, con l’art. 67)
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