Il nuovo, il bello, il vero

“Consideriamo prima la loro fondamentale ragione: ci vuole novità. Ma io dico: oggetto delle scienze è il vero, delle arti il bello. Non sarà dunque pregiato nelle scienze il nuovo, se non in quanto sia vero, e nelle arti se non in quanto sia bello.” (Pietro Giordani, Un Italiano risponde al discorso della Staël, “Biblioteca Italiana”, 1816).

E nella politica? La novità, da sola, è un valore? E se lo è, da sola, basta?

[Riguardando questo post, mi rendo conto che potrebbe provocare un sacco di semplificazioni e polemiche. Magari! ]

12 pensieri su “Il nuovo, il bello, il vero

  1. Mi sa che, valutando la situazione e l’atmosfera che hanno portato al risultato che abbiamo sotto gli occhi ormai da quasi tre settimane, ‘alcuni’ avrebbero dovuto capire che la risposta era (purtroppo?) “sì” a entrambe le domande.

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  2. Mettiamola così: “nuovo e basta” è meglio di “niente e basta”. E questo dice tutto quel che c’è da dire sui sostenitori del “niente e basta”. Poi però c’è anche il fatto che, tu nuovo, se vuoi avere un futuro e fare qualcosa di buono a lunga scadenza, dietro al tuo faccione nuovo devi mettere anche qualcosa di vero e di bello, o meglio di utile.

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  3. Giustissimo, ma questo, in questo momento, mi sembra sia secondario.
    Cerco di spiegarmi meglio semplificando (ma nemmeno tanto – a me i ragionamenti troppo complessi sulle scelte di voto della maggior parte degli elettori sembrano sempre… troppo complessi): mi sembra che sia la novità l’unico elemento premiante, il programma è molto secondario; poi spetta a chi fa della novità il suo tratto distintivo aggiungere il vero, il bello, l’utile; ma non è su questo che viene giudicato.
    Almeno, questa secondo me era la situazione (paradossale e assurda, ne posso convenire) fino a un mesetto fa; adesso non saprei.

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  4. Hai sicuramente ragione. Il mio ragionamento non riguarda affatto quali sono le tecniche per vincere le elezioni, su questo è chiaro che l’aria che tira è quella: basta che sia nuovo, lo votiamo. Il punto è: perché a me questo non basta? Perché sono troppo raffinato, aristocratico, élitario? Può essere. E’ molto probabile. Però io non riesco a convincermene.

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  5. Semplicemente, questa è l’epoca sbagliata per quelli come te! 😉
    (dove per “quelli come te” non intendo “raffinati, aristocratici, élitari”)

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  6. volevo fare un commento sulla necessità che vi sia qualcos’altro oltre alla novità, altrimenti avremmo avuto un Giannino (prima naturalmente della fine invereconda) al 20%, mentre i sondaggi più ottimisti lo accreditavano, sempre prima della catastrofe, al massimo di un 3-4%. Poi mi sono reso conto che sarebbe stato un commento piuttosto banale e anche poco centrato. (Però una considerazioncella: forse che FpFiD – che bell’acronimo, hmmm – era troppo intelligente? Non basta essere nuovi, bisogna essere eziandio un po’ bestiali, ventriloquenti, per sfondare – almeno in una certa direzione, in certi ambiti -?)

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  7. Il primo commento, Che, getta una prospettiva interessante sul problema (e porta a conclusioni simili allo scambio col giallo qui sopra); il secondo, uhm, conosco poco quella canzone (“Pesci nelle orecchie” di R. Vecchioni, per chi passa): che mi vuoi dire? che i giovani hanno sempre ragione pure nella loro ottusità? che, al contrario, sono io che ho i pesci nelle orecchie? Non so, qui per qui mi sfugge il senso dell’allegoria, dovrei ascoltarmi meglio la canzone…

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  8. Ecco, “raffinato, aristocratico, élitario” poteva andare bene per Giannino (almeno fino a quando si è scoperto che avrebbe potuto vincere l’oscar della fregnaccia), e infatti…

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