Brooklyn

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Il 27 marzo, giorno di Pasqua, in un cinema parrocchiale semivuoto di Ancona, allo spettacolo del tardo pomeriggio, abbiamo visto Brooklyn, un film di cui non sapevo nulla a parte quello che si poteva desumere dalla locandina: tre candidature all’Oscar (film, sceneggiatura, attrice protagonista) nessuna andata a buon fine, sceneggiatura di Nick Hornby, ambientazione d’epoca (una parte certamente a New York), e niente altro.

E’ stata una bella sorpresa, un film inatteso per la sua delicatezza, compostezza e – mi verrebbe da dire – classicità. Per come rinuncia a vezzi e colpi di scena inutili concentrandosi sul nocciolo della questione (una giovane donna di fronte a normalissime ma decisive scelte di vita); e per come riesce a farlo senza annoiare, anzi.

Bravissima la protagonista. Attento e onesto ma niente di più il regista. Quel satanasso di Nick Hornby ci mette molto del suo costruendo una sceneggiatura praticamente perfetta.

Per chi ha tempo, vale la pena di leggere leonardo, che come spesso gli capita coglie il punto. Locatelli un po’ più freddino.

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