Ieri sera ho partecipato ad un incontro informativo sulla riforma Costituzionale, in cui parlava un costituzionalista molto bravo, chiaro e preparato, che ci ha illustrato luci e ombre della riforma su cui dovremo esprimerci il 4 dicembre, senza peraltro esporsi apertamente per il sì o per il no.
Quello che ho capito io dalla relazione, in estrema sintesi, è questo: la riforma Boschi nasce con la lodevole intenzione di risolvere due problemi reali, un bicameralismo perfetto che non serve e un rapporto Stato-Regioni che non funziona. Ma (anche a causa, aggiungo io, delle condizioni politiche in cui è stata partorita) aggredisce questi problemi con un articolato che è brutto nella forma e pasticciato nel contenuto. Risultato: i benefici che potrà portare non saranno, probabilmente, maggiori dei danni che molto probabilmente provocherà. E’, insomma, una riforma che – se guardata dal punto di vista dell’architettura istituzionale del paese – corre il serio rischio di essere quantomeno inutile.
Ma è stata l’ultima, puntuale domanda del dibattito, posta da una signora dall’accento straniero, che è stata illuminante: ci sono altri paesi europei che, dal dopoguerra ad oggi, hanno apportato cambiamenti così consistenti alla loro Carta fondamentale? Risposta: no, se si eccettua la Francia di De Gaulle e i paesi dell’est dopo il crollo del muro di Berlino.
Ecco, quello che ho pensato sentendo questa risposta è che – al di là delle specifiche tecniche e del dibattito politico contingente – una Costituzione è figlia della storia (solo i grandi cambiamenti storici possono produrre grandi cambiamenti costituzionali degni di questo nome), e che nella sua Costituzione si rispecchia il carattere di un Paese. Così un paese coraggioso e volto al futuro produrrà una Costituzione che gli somiglia, e allo stesso modo un paese impaurito e frammentato, brutto e confuso, guidato da una classe politica boriosa e impreparata, finirà per comporre il suo ritratto in una Carta con le stesse caratteristiche.
Insomma, il punto è questo: la Costituzione del 1948 è figlia di un paese che usciva da vent’anni di dittatura e da una guerra disastrosa ma sapeva guardare al futuro, ed è stata elaborata da una Costituente che comprendeva l’Italia migliore forgiata dall’antifascismo e dalla Resistenza.
Un piccolo dettaglio mi pare dica moltissimo: Togliatti, nel dicembre del 1947, suggerì a Terracini di fare una piccola pausa nei lavori dell’Assemblea prima della votazione finale perché il grande latinista e grande antifascista Concetto Marchesi, membro anch’esso della Costituente, avesse il tempo di dare un’ultima revisione al testo, e assicurarne la chiarezza lessicale e la coerenza stilistica e sintattica. Da quest’Italia, da queste persone, da questa consapevolezza culturale, è nata la Costituzione che abbiamo.
Tralascio, per pietà, ogni confronto con l’oggi.
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