L’obiezione che la società contemporanea coincide con il filtro delle rappresentazioni e delle immagini attraverso cui si presenta e che in essa finzione e realtà sono inestricabili (si parla, per questo, di post-realtà) confonde un effetto ideologico potente, ma di durata relativamente breve e geograficamente circoscritta, con l’essenza stessa del mondo contemporaneo. Scambiare la derealizzazione imperante con la scomparsa della realtà è un accecamento ideologico che comporta un cedimento alla logica di chi gestisce e controlla la derealizzazione, tanto più grave e improvvido in un momento di crisi come l’attuale, in cui viceversa la società delle immagini e delle rappresentazioni riesce sempre meno a nascondere la lacerazione violenta delle condizioni e delle contraddizioni materiali e il potere politico tende semmai, a mano a mano che esse diventano sempre più percepibili, a prenderne atto e persino talora a enfatizzarle per deviarle e spostarle all’esterno (guerre, ricerca del capro espiatorio, razzismo, xenofobia ecc.).
da Dopo il postmodernismo: tendenze realiste e ipermoderne nel romanzo agli inizi del secolo, in Romano Luperini, Tramonto e resistenza della critica, Macerata, Quodlibet, 2013.