Cos’è “poesia”? Per come la vedo io, l’a capo prima della fine della riga non è poi così decisivo. Quando c’è un’alta densità di senso, e si va a scavare a fondo dell’esperienza umana, lì c’è poesia. Il resto sono classificazioni accademiche.
Per cui, dopo una canzone, perché non un brano di prosa? Ad esempio queste tre righe tratte dalla prima pagina di un romanzo sconcertante, Dissipatio H.G. di Giorgio Morselli, la storia distopica e postapocalittica di un uomo che si ritrova da un giorno all’altro ad essere l’ultimo, l’unico essere umano sulla terra.
Certo, situazione molto diversa da quella che stiamo vivendo oggi. Ma quanti degli stati d’animo elencati in queste poche righe possiamo dire di non aver, almeno un poco, vissuto anche noi in queste settimane? Da queste parti, esclusi ilarità e sollievo, più o meno tutti. Ecco il testo.
Da quella notte un mezzo mese è trascorso, e potrei dire altrettanto bene un mezzo secolo. Un lungo panico, in principio. E poi, ma tramontata subito, incredulità, e poi di nuovo paura. Adesso l’adattamento. Rassegnazione? Direi proprio accettazione. Con intervalli di proterva ilarità, e di feroce sollievo.
Giorgio Morselli, Dissipatio H.G., Adelphi.
Foto: un dettaglio della copertina del libro.