Né il titolo, né la scienza, né la virtù

A me la politica piace. Via, non esageriamo. Per dire meglio, io credo che la politica serva; che sia necessaria per provare a mettere un argine al dolore, al male. Per questo credo che meriti il sacrificio di occuparsene. Però, sotto campagna elettorale, confesso di avere spesso un senso di repulsione: troppo alto il tasso medio di sfacciataggine, troppa la stupidità che vedo in giro, troppe le bugie (e troppi i creduloni).

Così, mi viene da sentirmi un po’ anarchico, ogni tanto. E di farmi trasportare (qualcuno direbbe forse non a torto: traviare) da frasi come questa, di Proudhon (sempre attraverso Nori):

Essere governati significa essere guardati a vista, ispezionati, spiati, diretti, legiferati, valutati, soppesati, censurati, comandati da persone che non ne hanno né il titolo né la scienza né la virtù. Essere governati significa essere, a ogni operazione, a ogni transazione, a ogni movimento, annotati, registrati, censiti, tariffati, timbrati, tosati, contrassegnati, quotati, patentati, licenziati, autorizzati, apostrofati, ammoniti, impediti, riformati, raddrizzati, corretti. Significa, sotto il pretesto dell’utilità pubblica e in ragione dell’interesse generale, essere addestrati, taglieggiati, sfruttati, monopolizzati, concussionati, pressurati, mistificati, poi, alla minima resistenza e alla prima parola di protesta, repressi, mutilati, vilipesi, vessati, taccheggiati, malmenati, fucilati, mitragliati, giudicati, condannati, deportati, sacrificati, venduti, traditi e, come se non bastasse, scherniti, beffati, oltraggiati, disonorati. Ecco il governo, ecco la sua giustizia, ecco la sua morale!

Prosit!

 

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