Ho lavorato per due anni all’Istituto Storico di Macerata, un’esperienza professionale straordinaria. Chi mi conosce e/o mi segue qui si sarà accorto certamente della prima cosa, forse della seconda.
Da qualche settimana sono tornato ad insegnare a scuola. Era previsto che quella in Istituto fosse un’esperienza a tempo, e a me piace tantissimo insegnare, dunque tutto bene, no? Eh no, proprio no. Perché meno bene, anzi decisamente male, va il modo in cui questa cosa è successa, e le conseguenze della stessa. La vera notizia, infatti, non è che io non lavoro più alla realizzazione dei progetti didattici dell’Istituto Storico di Macerata, quanto piuttosto che, purtroppo, non ci sarà nessuno a farlo al posto mio. Almeno per questo anno scolastico. E senza rosee prospettive per il futuro, va detto.
Non entro nei dettagli perché la storia di questo pasticcio italiano (e marchigiano in particolare) è tanto lunga quanto avvilente. Però c’è questo dato: il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica italiano non è stato in grado di garantire in qualche modo la continuità di un’esperienza di ricerca, didattica e divulgazione che ogni anno offre percorsi didattici a migliaia di studenti, supporta il lavoro di centinaia di insegnanti e decine di scuole, organizza corsi di formazione e numerosi eventi in tutta la provincia (e fa funzionare anche, per sovrapprezzo, una biblioteca e un archivio). Eppure niente, ora si resta senza l’unica unità di personale specializzato nella didattica di cui l’Istituto disponeva; che tra parentesi era anche l’unico lavoratore dell’Istituto con uno stipendio vero. In quasi tutte le altre regioni e province d’Italia è stata trovata una soluzione, nonostante che le novità portate dalla CBS (Cosiddetta Buona Scuola) rendessero il passaggio oggettivamente complicato; qui nelle Marche, e a Macerata in particolare, no.
Secondo il mio modesto parere, un sistema dell’istruzione che manda alle ortiche un’esperienza che, con pochissime risorse di personale e quasi nessun budget, riusciva ad offrire una vastissima gamma di proposte didattiche, e supportava realmente il lavoro di molte scuole (per non parlare del valore civico della sua azione anche fuori dalla scuola) è un sistema stupido nell’accezione che della stupidità umana ha dato Carlo Maria Cipolla. Una stupidità speculare a quella che il sistema dimostra, alla faccia dei tanto sbandierati idoli dell’efficienza e della produttività, quando assume personale senza saper poi bene cosa diavolo fargli fare (l’anno scorso le sale insegnanti erano piene di docenti nell’avvilente condizione di star lì a passare il tempo, nell’attesa di una supplenza: una vergogna assoluta per tutti).
Ok, tutto questo per dire che le cose per me sono cambiate, e torno a fare il mestiere che con ogni probabilità solum è mio e ch’io nacqui per lui. E però per dire anche che sì, i tempi stanno cambiando, ma decisamente in peggio.
(PS: se potete, date una mano all’Istituto Storico di Macerata a continuare il suo lavoro nonostante tutto. Dateci una mano)
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