“Ieri sera alle ore 20 circa, la nominata in oggetto approfittando dell’assenza delle altre internate coabitanti con essa nella stessa camera, ingerì, a scopo suicida, una forte dose di “Veramon”. Alle ore 20.45 circa, l’internata […] trovò la [..] stesa sul letto senza parola e vide subito una lettera messa bene in vista sul panchetto che trovasi in mezzo alla camera e che funge da tavolo. Presala e visto che era indirizzata a lei, la lesse. Nella lettera […] le chiedeva perdono dell’atto insano compiuto, dicendo che non aveva più il coraggio di continuare una vita senza alcuna notizia dei propri cari e dei propri beni e senza danaro…”
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