Mentre stiamo a discutere di se/come riformare la prova di greco e latino al classico, di possibili ritorni ad una scuola media-ginnasio, col latino e tutto e il resto, di come tutto era più bello quando la scuola era saldamente gentiliana e classista, tutti discorsi interessanti certo ma rivolti decisamente al passato, qui succedono un po’ di cose, ne segnalo qualcuna, quasi random. Continua a leggere
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Bilanci
Paolo Mazzocchini traccia un lucido bilancio, ad un anno o quasi dalla sua promulgazione, della legge 107, mettendone in evidenza i tre aspetti più critici, critici perché nati da presupposti ideologici invece che dalle reali necessità della scuola: il meccanismo contraddittorio e inefficace del bonus agli insegnanti; l’alternanza scuola-lavoro, “un sacrificio cruento consumato sull’altare delle pretese di banche e confindustria” (che, prevedo, finirà malamente nel giro di pochi anni, a meno che non venga radicalmente ripensata nei metodi e nei fini); le scellerate assunzioni per il potenziamento che hanno portato migliaia di giovani (non sempre) e volenterosi (spesso) professionisti a poltrire nelle sale insegnanti in attesa di una supplenza, e che priveranno i più bravi fra i veramente giovani della possibilità di entrare a scuola per chissà quanti anni.
L’articolo si può leggere qui.
Aggiungo il link all’articolo di Ruggero, uno studente (ora universitario) che fa un altro bilancio, quelle delle lotte (studentesche e non) contro la 107.
Buona lettura.
Si ricomincia, con calma.
Di solito, dopo la pausa estiva, mi piace ricominciare con settembre, ma quest’anno settembre è stato mese di cambiamenti, di novità, e quindi mi son dovuto concentrare su quel che succedeva là fuori. Così è già arrivato ottobre, e tuttequestecose è stato in silenzio fin troppo a lungo. Però adesso si riparte, e il problema vero – ora – è che in questi mesi di cose da dire, da segnalare, su cui riflettere, se ne sono accumulate fin troppe, e non si sa da dove cominciare.
Cominciamo allora, senza troppo impegno da parte mia, con due o tre segnalazioni:
1. Dicono che vogliono fare “La Buona Scuola”, ma intanto continuano a tagliarla, e taglia taglia finirà che tutti ci convinceremo che bisognerà farla finanziare ai privati, perché così non si va più avanti, e quando arriveranno i privati con i loro soldi, le loro idee, la loro organizzazione e magari anche la loro didattica, noi saremo costretti ad essere perfino contenti. La prenderanno, ci prenderanno, insomma, per fame. E le menti più brillanti, intanto, invece di stare in classe a insegnare devono passare il tempo a scrivere begli articoli, giustamente indignati, nei blog.
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2. Ieri sera sono stato alla presentazione di un libro. Ci sono andato – lo confesso – con un certo scetticismo, e più per amicizia verso gli organizzatori che per altro. Il titolo del libro (Da Moro a Berlinguer. Il Pdup dal 1978 al 1984) e la mole (oltre 400 pagine) non facevano francamente ben sperare, e qualche amico mi aveva detto di aspettarsi, da una serata del genere, una sorta di “riunione di reduci garibaldini”. Be’, mi sono dovuto ricredere, e di molto: gli autori, Carlo Latini e Valerio Calzolaio, hanno una forza e una intelligenza (compresa quella superiore forma di intelligenza che è l’autoironia) che la maggior parte dei politici oggi sulla cresta dell’onda se la sogna proprio. E la storia della politica di quegli anni ha un sacco di cose da insegnarci, la prima è saper valutare la misura di una distanza abissale fra le prospettive di allora e lo spaesamento presente.
A chi non volesse leggere tutto il libro, sottopongo almeno la prima pagina, dalla prefazione di Luciana Castellina:
Del secolo scorso ai miei nipoti, e a quelli della loro generazione, im-porta poco. Lo considerano anzi un’epoca oscura, colma di errori e diorrori: guerre, persecuzioni, sconfitte da tutte le parti. In dettaglio, diquanto realmente accaduto durante il Novecento, non conoscono qua-si niente. I sondaggi compiuti ogni tanto nelle università (non dunqueal mercato, ma fra quelli che hanno studiato) danno risultati agghiac-cianti. Alla domanda: «Chi ha vinto la Seconda guerra mondiale?», unamaggioranza ha risposto: l’America e la Germania. Ancora peggio alladomanda sul Pci: sapevano dire qualcosa di questo partito? Sì: che erastato al governo negli ultimi cinquant’anni.Io non credo ci sia mai stata una rottura generazionale così profondacome quella oggi intervenuta, una rimozione così completa del passato.Né penso, però, sia stata, se si è verificata, colpa del destino. Penso piut-tosto si sia trattato del risultato di un’operazione voluta e non innocen-te. Voluta per cancellare non solo un pezzo di storia, ma l’idea stessa del-la storia, vale a dire di avvenimenti che via via cambiano il modo di esi-stere dell’umanità, nel meglio e nel peggio, e dunque aprono anche laprospettiva che tornino a trasformare lo stato di cose esistente. Il risulta-to è che a essere cancellato finisce per essere anche il futuro, di cui nonsi riesce più a cogliere le possibilità. Tutti, insomma, chiusi nella gabbiadel presente. Molto comodo per chi vuole tagliare persino la fantasia,l’idea stessa che il mondo possa essere cambiato. Non solo: comodo an-che per chi detiene il potere e vorrebbe conservarlo contro ogni muta-mento e perciò cerca con ogni mezzo di rendere incomprensibile ancheil presente: come ha scritto un filosofo contemporaneo importante,Giorgio Agamben, per conoscere l’oggi devi studiare archeologia